SpiritoDiVino087
SPIRITO diVINO 109 TESORI DI BORGOGNA In alto, Erwan Faiveley, settima generazione della famiglia che ha creato il domaine in Borgogna nel 1825, si appresta a un assaggio direttamente dalla botte. I possedimenti della tenuta (a destra) si estendono in Côte de Beaune, Côte d’Or, Côte de Nuits e Côte chalonnaise. A fianco, Mercurey La Framboisière 2016. A ppare sempre tutto incantato quando si giunge o, al limite, si atterra nella culla dei migliori vini del mondo. Non appena si assaggiano le varie espressioni, sembra che il tempo della tradizione abbia saldato con sobrietà l’intervallo del progresso. Ah, la Borgogna! L’enoico territorio nobile e leggendario per antonomasia, dove la viticoltura reclama di rappresentare rigore e rispetto, mentre la vinificazione e la maturazione (o meglio l’élevage) disegnano non di rado la precisione. Ed ecco sopraggiungere a Beaune, nel giorno del solstizio d’estate, nonché festa della musica, in Francia così come altrove. L’atmosfera è perfetta, giacché piccoli gruppi delle più svariate melodie si alternano nelle piazze e nelle vie acciottolate dell’ameno borgo. La piccola capitale enologica accoglie i visitatori come nella migliore delle occasioni con l’arte dei suoni, un sole abbagliante e un’acuta, ma comunque più che perdonabile, brezza atlantica. L’indomani ci attende Erwan Faiveley, settima generazione dell’omonima famiglia, rampollo fedele ai valori dei suoi predecessori, che han ben impresso un marchio abbastanza consueto da queste parti: «Ogni parcella, ogni millesimo, beneficia di un’attenzione particolare con l’obiettivo che ciascuna bottiglia sia il perfetto riflesso del suo terroir d’origine». Si sa, la parola terroir in Borgogna possiede un significato a dir poco mistico, poiché esprime l’invariabile unità costituita dal suolo, dalla posizione e da ogni altra sfaccettatura dell’ambiente della vite. È il terroir che interpreta il Pinot noir oppure il Pinot noir che interpreta il terroir: in qualunque modo si desideri considerare la faccenda, sono questi i due elementi, intimamente legati, che illustrano la chiave della Côte d’Or. E non per accidente, nel medesimo e immensamente prestigioso lembo di terra, nel 1825, Pierre Faiveley avvia il domaine familiare. «È una gran fortuna gestire tale patrimonio», sorride SETTE ASSAGGI DI MERCUREY... io ROSSI Vieilles Vignes 2016 Fruttato, bilanciato, acido al punto giusto. La Framboisière (Monopole) 2016 Il nome l’ha dice tutta e rispecchia pienamente la realtà. Oltre al lampone, un delizioso cassis si fa strada tra i meandri olfattivi. Minerale ed energico, magnifico nel food pairing! 1er cru Clos des Myglands (Monopole) 2016 Notevole la concentrazione del frutto, impetuoso ma raffinato. Identitario. 1er cru Le Clos du Roy La Favorite 2016 Probabilmente troppo presto per assaggiarlo, perché il tannino riserva ancora un po’ di crudezza. La prospettiva è tra le migliori della casa. BIANCHI Montagny 2016 Discreto nella sua tipologia, ma non esplosivo come i suoi cugini. Rully Les Villeranges 2016 Espansivo, a tratti soavemente agrumato e salmastro. Bella freschezza di fondo ed è sufficientemente lungo. Clos Rochette (Monopole) 2016 Leggermente seduto, nonostante un egregio equilibrio delle componenti acide e minerali. Da attendere con distensione e beatitudine
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