SpiritoDiVino087
SPIRITO diVINO 35 ( VISTI DA NEW YORK ) di Marco Melzi Una città in continua evoluzione tra bio e millennials O gni volta che rientro a New York, anche se sono stato via solo un paio di settimane, mi stupisco. La città è in costante trasformazione e rinnova- mento. Persino a Midtown, la zona già fitta di grattacieli che i visitatori percepiscono come il centro, le torri nuove si moltiplicano, alcune talmente smilze ed elevate che paiono sfidare le leggi della statica. L’espansione a ovest (costante anche psicologica dello sviluppo statunitense) in aree un tempo industriali o malfamate, è tale che ci si do- manda se sarà ancora possibile ammirare il tramonto. Anche il mondo della ristorazione è in perenne fermento e si ha l’impressione che siano sempre più numerose le inaugurazioni di ambiziosi esercizi e wine bar se non di corner o pop-up all’interno dei mol- ti alberghi di recente ristrutturazione o edificazione. Forti del successo di Antica Pesa, che sbalordì aprendo a Brooklyn e non a Manhattan, i fratelli Francesco e Lorenzo Panella proveranno a bissa- re in collaborazione col Moxy hotel, che debutterà nel (quasi ex) flower district il prossimo autunno. Pare che l’offerta sia davvero completa: oltre al ristorante, caffè, pasticceria e un forno per la pizza sul terrazzo. L’infa- tuazione per le prelibatezze dello Stivale non accenna a scema- re, e i newyorkesi più appassionati discettano di garganelli e ’nduja su twitter e instagram. Al tempo stesso si può ravvisare una tendenza quasi parossistica verso l’iper specializzazione, la ricerca estrema della nicchia alimentare. Nella città dove si è sempre potuto fare il giro gastronomico del mondo in metropolitana, la cucina di questo o quel Paese non sembra più sufficiente, e quindi ci si entusiasma per il locale che offre solo barbecue vietnamita, piuttosto che mochi (dolci di riso giapponesi) o panini di ispirazione peruviana. Altret- tanto diffusa la curiosità per tutto ciò che è naturale, biologi- co o a chilometro zero. Già solo la mescita di un bicchiere di vino può scatenare dissertazioni sugli effetti dei solfiti e (tra i meno ferrati) anche dei nitrati. Ciò succede pure fuori degli Stati Uniti, ma desta perplessità il fatto che qui tuttora man- chi un ente federale o statale preposto alla certificazione di tali prodotti. Il dipartimento federale per l’agricoltura (Usda) ha stabilito quali sono i principi ai quali attenersi per pote- re commercializzare alimenti e vini biologici, ma a condurre le ispezioni ed elargire le certificazioni sono agenzie private, benché talvolta senza fini di lucro. Questo modus operandi sottolinea eloquentemente la radicale discrepanza col Vecchio continente: negli Usa la libera iniziativa viene sempre vista di buon occhio e le leggi del libero mercato imperano. Ma solo fino a un certo pun- to, giacché i produttori biologici stranieri devono aggiungere altri passaggi al già laborioso processo di approvazione delle etichette a livello federale e statale neces- sario per l’esportazione. Essendo la vendita online ancora com- plicata dalle farraginose conseguenze del Proibizionismo, la vera grande novità ri- guardo il commercio del vino è l’aumen- to di interesse dei gruppi nazionali della grande distribuzione. Nel mese di maggio il giganteWalmart ha lanciato laWinema- ker’s selection, una linea di dieci etichette provenienti da vari Paesi, tra le quali un rosato della Languedoc ha avuto per ora il maggiore riscontro. Il concorrente Costco, numero uno nel Paese nella vendita del nettare di Bacco, dinamico al punto di avere superato il più trendy Whole Foods (Amazon) quanto a fatturato di alimenti bio, non dovrebbe troppo risentire di questa iniziativa. Col proprio marchio Kirkland signature già da anni propone bevande alcoliche di primo prezzo con gran- de successo. Conscio dell’immagine positiva che gode presso i millennials, ora il gruppo si prefigge addirittura di ampliarne gli orizzonti enoici, offrendo con la stessa etichetta referenze di pregio. Dopo lo Champagne Cru e lo Châteauneuf-du-pape, gli «one stop shoppers» di Costco ora possono gratificarsi con Ribera del Duero e Brunello di Montalcino.
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