SpiritoDiVino087

( LE PROVE DI SPIRITO ) SPIRITO diVINO 44 In alto, da sinistra, Francesco Paolo Valentini dell’omonima cantina, Cristiana Lauro e Leonardo Pizzolo di Valle Reale. Le cause che hanno portato a definire annate difficili e di conseguenza questi vini «figlio di un dio minore», si riconducono principalmente ai capricci del clima (dovuti all’uomo) che hanno portato oggi ad anticipare la vendemmia di almeno una ventina di giorni. meno che Francesco Paolo Valentini, dell’azienda agricola Valentini, e Leo- nardo Pizzolo di Valla Reale, artigiani del vino made in Abruzzo noti per la loro visione non invasiva e non inter- ventista della viticoltura. La famiglia Valentini risiede a Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, sin dal 1600, dov’è proprietaria di una vasta, omonima tenuta in cui, da pa- recchi secoli, si producono vino, olio e grano. Dopo Edoardo, uomo di grande personalità e carisma, arri- va il turno di Francesco Paolo, appunto, che ne gestisce le nobili sorti con l’unico imperativo di lasciare che il vino sia espressio- ne diretta dell’annata quale corso «emotivo» della storia e, così facendo, producendo vini che sono cronache, naturalis historiae catturate ogni anno nella miniatura di sentori e sapori che ogni bottiglia sa sapientemente custodire nel tempo. Quanto a Valle Reale, i suoi 46 ettari vitati sono incastonati tra le montagne e gli affacci sul Gran Sasso, sulla Majella e sul par- co dei Monti della Laga. Cinque vigneti, vinificati separatamente tanto che a raccontarsi, nell’ambito di questa degustazione, è quello dell’al- topiano di Popoli che, forte del suo ter- reno sassoso e drenante, è pure abitato da escursioni termiche vertiginose. Anche in questo caso, a guidare la ma- no «invisibile» di Leonardo Pizzolo è, appunto, il non intervento, nemmeno in fase di fermentazione alcolica, tra- dizionalmente spontanea. Una scelta, la loro, che li sottopone, ça va sans di- re, molto più di altri ai capricci dell’annata che, oggi come oggi, è d’uopo rilevarlo, sono nient’altro che i capricci dell’uomo. Ciò fa sì, per l’appunto, che nel peggiore dei casi il vino non venga prodotto e, nel migliore, come in questo, che esso venga prodotto ma che resti al riparo dagli occhi, spesso spietati, di un mondo che consuma tutto alla velocità della luce e che non ha memoria storica. Scelta coraggiosa e, si capirà, anche evirante in termini di mercato per il produttore; per noi fortunati degustatori, invece, un esercizio di onestà intellettuale, e di com-passione nella migliore delle accezioni: quello di Martha Nussbaum.

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