SpiritoDiVino087

SPIRITO diVINO 52 Sopra, dal basso verso l’alto, ultimi preparativi dei tavoli della sala del ristorante della tenuta, La civetta sul comò; la junior suite con letto al livello superiore; la sauna della spa Adhara. A fianco, peccati di gola con vista sulle vigne: nei calici, bollicine di produzione propria, ossia la linea TM Brut 24 o 36 mesi, Spumante metodo Classico da uve Barbera; c’è anche il TM Roses. L PIEMONTE ( RELAIS & WINES ) La spa appena realizzata esalta la possibilità di relax Lungo la strada che porta alla Tenuta Montemagno, tra i comuni di Viarigi, Casorzo, Altavilla e dello stesso borgo che offre il nome alla società agricola, il paesaggio intorno è controllato dai sempre allegri e spensierati girasoli. In tale area bucolica, adagiata sul dolcissimo an- damento sinuoso del Monferrato settentrionale, una sosta è a dir poco obbligatoria, anche soltanto per godere del volo di una poiana davanti al balcone preparato dalle Alpi. Qui, come in altre parti del compren- sorio monferrino, già convalidate patrimonio dall’Unesco, si diceva in passato che i contadini, col vino, battezzassero i neonati. Che la vi- gna, l’ordinatissima vigna che riveste ogni giusto versante di collina sia la destinazione elettiva dei terreni nel vasto e ondulato altopiano, lo conferma l’occhio appena si varchi la cosiddetta soglia: il vigneto dà il colore allo scenario, mutandolo al trascorrere inesorabile dei mesi. Tiziano e la famiglia Barea hanno creduto sin dall’inizio con vibrante passione e altrettanta lungimiranza in questo poggio e tuttora proseguo- no la loro attività attraverso investimenti oculati e sapienti, consci di non aver ereditato un luogo dai padri, ma di averlo ricevuto in prestito dai figli, come sosteneva un grande saggio pellerossa. Già, un autentico tesoro custodito nel tempo e nel rispetto della cultura contadina, con l’obiettivo di far identificare un Piemonte senza folklore. Tre anime convivono dunque all’interno del progetto: degustazione, ospitalità e autonomia per gli eventi. Attraverso una geniale com- mutabilità degli spazi o delle circostanze, la famiglia Barea pone su un vassoio d’argento l’entusiasmo dello spirito turistico, proponen- do in maniera ragionata il viaggio come una sfida, come un allarga- mento della personale frontiera culturale e non come appiattita ras- sicurazione. Il sole, intanto, splende sul casale risalente addirittura al 1563 e sulla torre napoleonica del 1815, dove già in quell’epoca le mappe testimoniano la vocazione per la vigna e, molto probabil- mente, le migliori uve del circoscritto areale. «Mi sento responsa- bile di questa lunga storia e ho cercato di non interferire con ag- giustamenti architettonici errati», spiega Tiziano con il consueto ottimismo e con l’umiltà di aver sempre creato sinergie all’interno della famiglia e del gruppo aziendale. «Amo offrire emozioni in un contesto dove si ha la fortuna di godere di una notte stellata, perché qui il buio è vero e si taglia con il coltello!». Ecco allora che una ta- le mancanza di inquinamento luminoso rende merito a un percorso di protagonismo della natura, dove il canto di una civetta non solo emana un duplice senso di compagnia e libertà, ma ispira la cucina del congiunto ristoro, in un carpe diem di attenzioni e ritmo agreste. Una valorizzazione per nulla insidiata dalla retorica o tantomeno dalla falsificazione della tipicità, perché «è sempre bello incontrare lavoro e ambiente, e quindi per noi, vino e cibo». Mi viene da pen- sare che la sintesi della civiltà sia davvero insita nei Barea, mentre proseguo la visita nei meandri finemente arredati. Respiro a pieni Pierluigi Fossa / Opificio42 - Ugo Zamborloni

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