SpiritoDiVino087
SPIRITO diVINO 61 Nell’East Anglia è forte il legame con il vino europeo di Fernando Mezzetti eccoci in treno in tour a Norwich, East Anglia, a risalire per li rami a Romani e Normanni, Guglielmo il Conquista- tore, fantasmi e glorie dell’Anglia fonda. Norwich è città di chiese, nel Medioevo ce n’erano 57 entro le mura, oggi ne sono rimaste 31. Imponente la cattedrale, con tutto il quartiere medievale intorno, con il convento dei benedet- tini e il magnifico chiostro. Svetta il castello, magnifica- mente restaurato (per fortuna manca Lady Macbeth), con percorsi didattici per scolaresche che partecipano al tour seguendo disciplinati e attenti. In un piacevole ristoranti- no, poi, la bella sorpresa: non soltanto pinte di birra come si potrebbe pensare e come il luogo lasciava presagire, ma anche pregevoli bottiglie: grazie al legame con l’Europa, in parallelo alle importazioni senza da- zi, il consumo di vino si è diffuso sempre di più, anche dove meno te lo aspetti, e sarebbe dovuto bastare questo a ferma- re sull’orlo del precipizio quei buontem- poni della Brexit. Non solo Norwich, ma tutta l’East Anglia è terra di cattedrali importanti, e basterà citare quella di Ely, grandiosamente spropositata per il vil- laggio e il circondario, per finire a quelle di Cambridge: da quelle storiche come la cappella di King’s College, in realtà tutt’altro che cappella, bensì un gran tempio con sulla porta le lettere «A» e «B», testimonianza storica di Anna Bolena; a quelle laiche odier- ne, dove paganamente si celebrano riti di gola e di palato. Grazie a Shelly, dopo i doverosi raccoglimenti nelle chiese, eccoci nella città universitaria, in un luogo che promette be- ne: Hotel du Vin. Dove la carta dei vini offre, tra l’altro, un Valpolicella giovane ma che si rivela nervosetto, e porta alla scoperta di un Pinot grigio di Sicilia, eccellente aperitivo. Brindiamo fiduciosi: la Brexit è decisa, ma lo spirito euro- peo sopravvivrà almeno nei calici. T ony Robinson me lo aveva detto, ben prima della Brexit: «Ti guiderò in un’Inghilterra in cui, per andarci, ci vuole il passaporto anche per noi londinesi». Si riferiva a una certa In- ghilterra, di un passato insulare, pre-imperia- le, attaccata a tradizioni, abitudini, rituali, con cattedrali grandiose e nude, e imponenti castelli in cui ti aspetti che da un momento all’altro appaia Macbeth in cerca di riposo, «morte dolcissima di ogni giorno». Eccoci con le rispettive mogli a fare i turisti fuori Londra, in un’Inghilterra che non si può dire minore, Con Tony c’è l’ami- cizia di una vita, sorta a Milano dove si trovava per la Reuters prima di passa- re al Financial Times , cementata in giro per il mondo, da Cuba alla Russia, dove è stato l’animatore di un’impresa unica: Financial Times e Wall Street Journal , rivali su tutto e in tutto, uniti in una joint venture per un quotidiano che lui ha fon- dato a Mosca, Vedemosti . Nella sua casa londinese con straordinario giardino ad Hampstead, abbiamo festeggiato con lui, la sua splendida famiglia e amici di mez- zo mondo il suo compleanno: una serata memorabile in ogni senso, specie per la bottiglia. Questo è un campo in cui comanda sua moglie, la bellissima Shelly, lunga esperienza in Sudafrica anche co- me skipper, con molti Capo di Buona Speranza felicemente doppiati. Le scelte le ha fatte lei, e particolarmente saggia, a parte le varietà di rossi e bianchi dal Sudafrica, è stata quel- la per lo Champagne: Oeil de perdrix par Veuve A. Devaux, rosé, un pallido rosa corallo, bouquet di fragoline di bosco. E con ciò Shelly, più che Tony, onora la tradizione secondo cui gli inglesi, o almeno certi inglesi, non producono vino ma lo sanno apprezzare: vedi la «scoperta» del Marsala, dello Sherry, del Madeira, del Porto. Con questa certezza ( VIAGGIATORE DI SPIRITO )
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